giovedì 22 ottobre 2009

Il cervo che volle la corona

Quella che segue è una favola che è stata composta dai miei alunni della IB, scuola media statale Curiel-Muratori di Cornaredo (plesso Muratori, San Pietro all'Olmo). Ogni parola del testo e ogni idea narrativa, a partire dalla scelta dei personaggi e della morale, viene dai componenti della classe: l'insegnante ha fatto soltanto da coordinatore del lavoro, ma non ha inventato nulla né si è sostituito agli alunni nelle decisioni da prendere.
I modelli letterari sono quelli classici: Esopo e Fedro (abilmente "saccheggiato" nell'immagine del cervo che si specchia nell'acqua: solo gli stolti e i moccia non copiano!). I modelli didattici sono almeno due: Gianni Rodari e don Lorenzo Milani.
Se avete suggerimenti, complimenti, rimostranze, io e gli alunni della IB vi preghiamo di utilizzare lo spazio commenti di questo post.


Il cervo che volle la corona
Chi vuole fama e potere perde le cose più importanti.
Un cervo ammirava le sue maestose corna nello specchio di una fonte. «Se fossi io il re di questo regno, tutti ammirerebbero il mio palco e loderebbero la mia bellezza» diceva il cervo.
In quel momento arrivò il leone che, sentendo le parole del cervo, decise di accontentarlo: «Quindi tu vorresti essere al mio posto». Disse il leone. «Mi sembra giusto: in effetti, sei molto più bello di me. Parliamone a cena nella mia tana».
A sera, il cervo si presentò alla tana del leone. Entrato, si accorse che non c’era nulla da mangiare. Indispettito, il cervo disse al leone: «Dov’è la cena? Se non mangio il mio pelo si rovinerà».
«Mio caro – rispose il leone – dovresti sapere che per essere re non conta la bellezza, ma la forza». E lo sbranò.

1 commento:

Michele ha detto...

Molto bella. In effetti ricorda favole classiche. Complimenti ai ragazzi.